Mare
Interviste

La musica come riscatto: ecco a voi Mare e la sua Ansia (Pt. I)

È appena uscito il nuovo singolo di Mare e noi di AstronaveMusica abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere con lei per farcelo raccontare meglio. Il suo titolo è Ansia, Pt. I e parla di uno dei viaggi più audaci dell’animo umano: quello attraverso la paura. Questa bestia invisibile, però, può essere domata e la giovane cantautrice genovese sta superando ostacoli e difficoltà proprio grazie alle nuove consapevolezze che sfociano nella sua musica…

Per prima cosa una breve presentazione: chi è Mare? E come mai hai scelto questo nome d’arte così particolare?

Mare è un nome a cui sono molto legata. L’ho scelto per diversi motivi. Fin da quando ero bambina mi sono sempre chiesta come fosse possibile essere arrivati nello spazio ma non nel punto più profondo del mare. Esiste una zona completamente inesplorata, buia, con creature di cui magari nemmeno sappiamo l’esistenza. Ho intravisto un parallelismo con l’emotività umana, in cui spesso è difficile – se non impossibile – addentrarsi.

Questo è diventato il motivo per cui faccio musica: ho bisogno di esplorare me stessa e offrire la stessa possibilità a chi mi ascolta, magari reinterpretando le mie parole e adattandole a una specifica situazione da superare.

Inoltre, il mare è sempre stato il mio rifugio. Essendo nata a Genova sono stati molti i momenti in cui il mare era l’unico che mi capiva. Andavo a sedermi a guardare in silenzio quella inquietante e misteriosa potenza blu. Mi piace che il mare incuta timore e affascini al tempo stesso, può essere tanto calmo quanto distruttivo nei momenti d’ira. Ha questo dualismo che sento particolarmente presente in me e su cui baso l’identità del mio progetto.

Genova è la patria della scuola genovese e di una gran fetta di cantautorato italiano, tu che rapporto hai con la tua terra?

Provo smisurata stima nei confronti del cantautorato genovese. In casa si ascoltava molto spesso De André e in particolare Tenco. Vedrai, vedrai è stato ed è tutt’ora un brano che mi tengo stretto: riesce a farmi dimenticare qualsiasi tipo di problema. Quando scrivo i miei testi, sento che le tematiche più emotive e sociali sono quelle più vicine a me.

Perché hai deciso di iniziare il tuo percorso con Meteore e Controluce? Da dove nascono questi primi pezzi?

Meteore è il primissimo pezzo che ho scritto a seguito della fine di un rapporto sentimentale e d’amicizia, che mi ha fatto percepire quelle persone come meteore che si dissolvono nel nulla. È anche il primo brano arrangiato e prodotto da me e Simone Carbone nel giugno del 2021. Per me segna l’inizio della mia verità, del mio sound, della mia identità. Ho voluto mantenere quest’ordine simbolico e mostrarmi per come sono, in un percorso, in evoluzione.

Controluce è nato, invece, successivamente. Il motivo che mi ha spinto a scriverlo è stata una profonda delusione d’amore che mi ha segnato e condizionato le mie scelte future e la mia capacità di fidarmi degli altri. Ho sofferto per un intero anno, finché un giorno non ho trovato le parole in automatico. È stato l’esempio di superamento di una situazione attraverso la musica, che si è rivelata potentissima.

Fun fact: dopo averla scritta mi ci è voluto un altro anno per farmela passare. Ma almeno ci sono riuscita a furia di cantarla come un mantra 🙂

Passiamo al tuo nuovo singolo: Ansia, Pt. I parla di un argomento personalissimo in cui però possono rispecchiarsi molte persone. Come mai hai deciso di esporti così tanto?

Come dicevo prima, Mare vuole addentrarsi verso l’emotività più profonda, con cui spesso risulta difficile dialogare. E vuole farlo senza timori, incoraggiando a guardare in faccia quelle paure che tutti subiamo almeno una volta nella vita. Le vedo come un’entità con un grosso e imponente ego, ma che maschera un irrisolto e un’insicurezza altrettanto enorme. E, una volta smascherate, diventano inoffensive.
Certo, non è facile e ci sto ancora lavorando, ma è un punto di partenza.

Penso che l’ansia sia un disturbo estremamente diffuso, anche nelle persone più insospettabili.
Ne ho sofferto (e ne soffro) tanto, fin dai tempi delle medie, con effetti anche e soprattutto somatici. In particolare, mi riferisco a un generale senso di inadeguatezza, che mi ha portato ad avere un disturbo a rapportarmi con le persone.
L’ansia la dipingo come una presenza oscura, simboleggiata dalla mano presente nella copertina di Ansia, Pt. I, la quale non si sa quando attaccherà e che non fa altro che stare col fiato sul collo, togliendo il piacere del vivere quotidiano.

Il titolo fa presagire che possa uscire anche una seconda parte del brano. È davvero così? O comunque, cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalla tua musica?

Ansia, Pt. II è un brano che esiste e che ho già suonato live. Lo sto rifinendo in questo periodo, affronta la stessa tematica con una energia diversa. D’altronde Mare – anche Martina – ha un’anima duale, quindi rientra nella mia natura affrontare lo stesso problema da due punti di vista diversi.

La mia musica è in continua evoluzione, specie dal punto di vista dell’identità sonora. Non saprei al momento fare una previsione precisa. Ultimamente sono in fissa con il punk. Chi lo sa che magari non lo unisca all’elettronica… 🙂
Quello che è certo è che rappresenterà comunque un mio ritratto in un certo momento.

La paura di cui parli nel pezzo può essere in qualche modo legata anche al prossimo tema che vogliamo trattare: il gender gap nell’industria musicale. Tu come lo vivi e cosa ne pensi?

Qui sfondiamo una porta aperta: sono molto attiva e sensibile al tema. Ho preso spesso parte a iniziative di Equaly e di POCHE cltv, fondato dalle dj e producer Elasi e Plastica, che stimo molto. Quando c’è occasione di fare rete con altre musiciste sono sempre in prima fila. Purtroppo ho già subito esperienze negative e pressioni in merito al mio essere donna in questo ambito: il mondo della musica e in particolare della produzione musicale, che è un ambito molto tecnico, è a predominanza maschile. Questo si riflette e, di conseguenza, percepisce nei comportamenti e nei discorsi di certi colleghi.

Inoltre, nella vita sono un ingegnere, quindi mi trovo da anni in ambienti a prevalenza maschile e posso dire che quello che ho notato è un certo scetticismo di fondo, che spesso si attenua quando dimostri di saper affrontare i problemi; in altri, purtroppo, no.

Ad ogni modo, è qualcosa che vivo impegnandomi nel mio piccolo a coinvolgere anche più donne a intraprendere questa strada. Ho iniziato a fare anche video su TikTok dove spiego basi di produzione musicale e ci sono tante ragazze che non sanno da dove partire e che mi hanno scritto numerosi messaggi. Trovo importante coinvolgere le persone da questo punto di vista.

Ti abbiamo conosciuta grazie agli Spaghetti Unplugged, di cui sei stata ospite lo scorso maggio. Che ricordi hai di quella serata e, in generale, come ti approcci ai live?

Il primo ricordo lampante che ho è stata la tosse che ho dovuto trattenere mentre suonavo. Mi sono ammalata nei giorni precedenti e ricordo di aver vissuto momenti di panico (o ansia, per restare in tema). A parte gli scherzi: Spaghetti è un contesto di cui mi sono innamorata fin da subito, perché ci si sente a casa. Il pubblico, soprattutto, è caloroso e ascolta attivamente, cosa assolutamente non scontata. Tornerei a suonarci molto volentieri, magari con la band, per esprimere al meglio il mio sound.

Quando faccio i live seguo una serie di riti che fanno sorridere chi ho intorno: inizio a fare stretching, flessioni e addominali (giuro!) per attivare la muscolatura, poi inizio col riscaldamento vocale dai 20 ai 30 minuti, dipende da quanto è lunga la scaletta. Inoltre uso moltissimi strumenti, come la cannuccia, la cintura lombare, la maschera. Fa molto ridere, sembra una preparazione forsennata, ma spesso si sottovaluta l’importanza dell’igiene vocale, a cui io tengo molto. L’agitazione spesso fa brutti scherzi, ma se si è ben caldi questo rischio si minimizza.

Tra le vetrine più importanti per emergere ci sono sempre sicuramente Sanremo Giovani e i talent show. A te piacerebbe partecipare a questo tipo di competizioni?

Assolutamente sì, sarei ben contenta di portare la mia musica fin lì. Sarebbe un onore anche solo dire di aver partecipato.

Domanda di rito finale: se dovessi descrivere Ansia, Pt. I con una sola parola, quale sceglieresti? E perché?

Riscatto, perché l’ansia mi ha tolto tanto e con cattiveria. E ora, con una nuova consapevolezza, mi riprendo tutto.