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Di quando Davide Petrella è davvero ‘tornato a casa ricco e famoso’

Ho conosciuto la musica di Davide Petrella perché un giorno in macchina mi sono ritrovata a cercare con Shazam la sua Skyline. E ho conosciuto Tropico perché, anni dopo, la riproduzione casuale di Spotify ha deciso di mettere sulla mia strada la sua Carlito’s Way. In un momento imprecisato fra ora e allora, mi sono resa conto che si trattava della stessa persona; dello stesso artista – tra l’altro – che fa parte anche della squadra di autori che da anni ci accompagnano scrivendo un buon 90% delle canzoni che troviamo nelle più importanti classifiche musicali italiane.

Quando con la mia incontenibile voglia di condividere musica bella mi sono messa a dispensare ad amici e parenti consigli a riguardo, sono stata fissata con facce interrogative. È il problema di chi sceglie di lavorare (anche) dietro le quinte dei progetti, quello di non essere sempre per forza conosciuto per nome ma solo per la musica che si scrive, che poi è cantata da altri e conosciuta grazie a loro. Ma non conoscere nemmeno una canzone scritta da Davide Petrella significa essere usciti di casa con le orecchie tappate negli ultimi dieci anni. Una sbirciatina alla sua pagina Wikipedia, potrà far rendere conto a chiunque che anche chi non lo conosce, in realtà lo conosce benissimo.

Petrella ha scritto, per fare qualche esempio, i pezzi di Marco Mengoni e di Lazza in gara a Sanremo 2023, e l’anno scorso ha partecipato al Festival come autore per Giusy Ferreri, Achille Lauro, Emma ed è arrivato sul podio con O forse sei tu, il brano di Elisa. Ha poi scritto tanto anche per Cesare Cremonini o per Marracash. La lista completa degli artisti con cui lavora, comunque, è talmente lunga che bisogna scrollare sullo schermo per, tipo, una ventina di minuti per avere modo di consultarla tutta.

Ma le sfaccettature di Davide Petrella non si fermano alla sua doppia vita di autore e cantautore né al suo nuovo percorso come Tropico. A voler essere precisi, infatti, stiamo parlando di un artista che in gioventù ha fatto tanta gavetta esibendosi live in cambio di pizza e birra; lo faceva con una band, Le Strisce, gruppo ultraconsigliato – fra gli altri – proprio da Cesare Cremonini che lo aveva intercettato su (la buonanima di) MySpace.

Dopo aver passato tutto l’ultimo anno con in sottofondo Non esiste amore a Napoli di Tropico (2021), ho deciso di tornare indietro per recuperare la musica che faceva quando questo stesso artista si faceva chiamare con nome e cognome, dal momento che conoscevo solo Skyline e poco altro. Dopo essermi fatta accompagnare a lungo anche dalle 11 tracce di Litigare (2018), ho deciso di andare a ritroso, ancora una volta.

Le Strisce hanno fatto insieme ben tre album, il primo dei quali si chiama Torna ricco e famoso (2010). E da una frase a metà tra l’esortazione della nonna e l’ironia ma anche una buona dose di chiaroveggenza, possiamo appunto dire che Davide Petrella ce l’ha fatta. È successo davvero: dopo aver viaggiato a lungo e aver cambiato tante vite, Tropico è tornato nella sua amata Napoli, sicuramente ricco e famoso ma non solo. Ciò che ha portato con sé tornando a casa è ben più importante e significativo.

Nonostante i volti, i capelli o i nomi che ha cambiato negli anni, tutte le vite di Tropico in qualche modo ci hanno mostrato un talento genuino e una passione viscerale per la musica che può portare per forza di cose sempre più in alto. E Davide porta in alto con sé oltre che il legame sincero con le sette note, anche l’amore profondo per la sua città, che fa da sfondo ai racconti di più o meno tutte le sue canzoni.

Tra gli altri comuni denominatori di tutte le sue vite artistiche, che come un marchio distintivo continuano sempre a tornare, c’è una passione per alcuni elementi citati in tutte le sue ere. Abbiamo Neruda (menzionato in Contrabbando nel 2022 e Cabala nel 2018), il destino (Cabala e Non è destino, 2014), il “paese dell’arte” (L’ultima sigaretta, 2014, e Einstein, 2017), lo spazio siderale (Gli artisti, 2014, e Non esiste amore a Napoli, 2019), i tempi che cambiano (Internet per tutti, 2011, e Tempi Strani, 2018). E non possiamo che concludere con Beat Generation in cui Davide de Le Strisce menziona nel 2014 il filosofo Henry Miller, autore proprio di Tropico del Cancro, il libro che ha (in parte) ispirato il nome d’arte con cui dal 2019 è portato avanti il suo più recente progetto. Tutto torna.

Dopo averci accompagnato per tutto lo scorso anno con live e canzoni [tra le sue ultime uscite Nuda Sexy Noia e Contrabbando (con Cesare Cremonini e Fabri Fibra)], ora Tropico è al lavoro su nuova musica. E anche se dovesse cambiare identità ancora una volta, possiamo essere certi del modo in cui riconoscerlo al meglio. Sarà sufficiente puntare le antenne e captare nei pezzi l’amore più profondo nei confronti della musica e nei confronti del mare di Napoli.